In alcuni casi ti saranno prescritti uno o più farmaci, sia per curare una malattia cardiovascolare conclamata che per ridurre alcuni fattori di rischio che non riesci a controllare con le modifiche al tuo stile di vita.

  • Farmaci che controllano i fattori di rischio
  • Farmaci antipertensivi
  • Farmaci che abbassano i livelli di colesterolo o trigliceridi nel sangue
  • Farmaci per il diabete
  • Farmaci che curano alcune malattie cardiovascolari

Il trattamento dell'infarto

Per infarto si intende la morte (tecnicamente si parla di “necrosi”) di una parte più o meno estesa del muscolo cardiaco. L’infarto cardiaco si verifica quando il flusso di sangue che normalmente viene condotto al cuore dalle arterie coronariche si interrompe (ischemia) a causa di una occlusione. L’occlusione è dovuta nella quasi totalità dei casi a una trombosi, cioè alla formazione di un coagulo (trombo) all’interno della coronaria che blocca il flusso di sangue con conseguente ischemia prolungata e infarto dei tessuti cardiaci a valle. La pericolosità dell’infarto dipende dal grado e dalla durata dell’ostruzione.

Più tempo passa senza cure e maggiore è il danno.
Ricorda: è dimostrato che le donne in caso di sintomi di infarto richiedono assistenza medica più tardi rispetto agli uomini. Per questo è importante riconoscere i sintomi di un infarto e allertare i soccorsi il prima possibile per ricevere tempestivamente le cure adeguate.

Il tempo è muscolo cardiaco salvato!
Nelle prime ore dall’infarto, l’obiettivo della terapia è riaprire i vasi coronarici occlusi per evitare la morte del muscolo cardiaco. La mortalità intraospedaliera negli ultimi anni si è ridotta enormemente. Ciò è stato reso possibile grazie alla introduzione e diffusione delle UTIC, le Unità di Terapia Intensiva Coronarica (UTIC) e delle Unità di Emodinamica, cioè di quei servizi che consentono il trattamento in acuto del malato attraverso le migliori procedure disponibili e nel minor tempo possibile.

In ospedale riceverai le migliori cure con l’obiettivo di eliminare il coagulo e riaprire l’arteria ripristinando il flusso sanguigno (riperfusione).

La riperfusione può essere meccanica o farmacologica e deve essere eseguita in ospedale il prima possibile.

In ospedale

RIPERFUSIONE MECCANICA

Il trattamento di prima scelta per l’infarto del miocardio è l’angioplastica coronarica nel caso venga eseguita entro le prime ore dalla insorgenza dei sintomi. La prima procedura di angioplastica coronarica è stata eseguita nel 1977 dal dott. Andreas Gruntzig. Ad oggi viene considerata come un trattamento “salvavita” nell’infarto e raccomandata dalle linee guide internazionali.
La procedura, che viene condotta dal cardiologo interventista, si esegue in anestesia locale: il paziente è quindi sveglio e cosciente.
La dilatazione del vaso viene effettuata per mezzo di uno speciale catetere a palloncino che viene introdotto mediante la puntura percutanea di un'arteria (vicino all’inguine o nel braccio).
Il cardiologo inserisce un lungo e sottile tubo (catetere) che passa attraverso un’arteria, sino ad arrivare all’arteria del cuore ostruita. Questo catetere è dotato di una speciale punta a palloncino. Una volta posizionata, la punta a palloncino viene rapidamente gonfiata in modo da dilatare l’arteria coronarica bloccata, ripristinare il normale diametro del vaso e permettere un incremento del flusso sanguigno.
La procedura si completa con l'applicazione di uno stent metallico ricoperto di farmaco (stent medicato) - un dispositivo che assomiglia ad una piccola struttura cilindrica - che viene inserito nell’arteria per tenerla aperta a lungo termine. Il farmaco che ricopre lo stent ha lo scopo di evitare che si formi, nel punto in cui l‘arteria è stata dilatata, una specie di cicatrice che potrebbe ostruire nuovamente il vaso.

RIPERFUSIONE FARMACOLOGICA

In alcuni casi e qualora in ospedale non fosse presente un Centro per l’effettuazione della procedura di riperfusione meccanica, il paziente con infarto può essere sottoposto a fibrinolisi, una procedura di riperfusione farmacologica, preferibilmente entro 60-90 minuti dal primo contatto medico. La procedura prevede la somministrazione di terapie antiaggreganti e anticoagulanti per sciogliere il trombo con sostanze fibrinolitiche.

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